Boyard Scatena la Rissa Verbale e Le Pen Risponde al Vetriolo nel Giorno della Vergogna Parlamentare

Parigi brucia, ma questa volta le fiamme non sono nelle strade, bensì nel cuore stesso della democrazia francese: l’Assemblea Nazionale. Quello che doveva essere un dibattito tecnico e politico sull’AME (Aide Médicale d’État), l’assistenza sanitaria garantita dallo Stato agli stranieri in situazione irregolare, si è trasformato in uno spettacolo indecoroso, una vera e propria arena dove le parole sono diventate pietre e il rispetto istituzionale è stato calpestato senza pietà. Protagonisti di questo scontro all’ultimo sangue sono stati il giovane e impetuoso deputato di La France Insoumise (LFI), Louis Boyard, e la veterana della destra francese, Marine Le Pen, in un crescendo di tensione che ha portato alla sospensione della seduta tra urla, insulti e colpi sui banchi.

L’attacco frontale: “Siete dei mostri!”

Tutto ha avuto inizio con l’intervento di Louis Boyard. Conosciuto per il suo stile provocatorio e diretto, il deputato di estrema sinistra non ha usato mezzi termini per attaccare la proposta di limitare l’accesso alle cure mediche per i sans-papiers. Ma non si è limitato a criticare la misura politica; ha sferrato un attacco personale e morale devastante contro i banchi del Rassemblement National (RN).

“Siete una bella banda di burocrati di estrema destra”, ha esordito Boyard, accusando gli avversari di non conoscere la realtà della vita dei migranti, costretti ad attendere mesi o anni per un documento. Ma è stato il crescendo finale a far esplodere la polveriera. Con la voce rotta dall’indignazione, Boyard ha urlato: “Quando ci si confronta con la realtà, si scopre quello che siete: dei mostri!”.

La parola “mostri” ha risuonato nell’emiciclo come uno sparo. Non era più politica, era un giudizio morale definitivo, un marchio d’infamia lanciato in faccia a decine di colleghi parlamentari. L’accusa di “razzismo” che ne è seguita (“Il vostro razzismo mette in pericolo i francesi”) ha completato il quadro, trasformando l’aula in una bolgia infernale.

La reazione del Rassemblement National e il caos in aula

Marine Le Pen – News, Research and Analysis – The Conversation – page 1

La reazione dai banchi della destra non si è fatta attendere. Ma se ci si aspettava solo urla, si è assistito a qualcosa di più fisico. Il deputato Sébastien Chenu, in un impeto di rabbia viscerale, ha iniziato a colpire violentemente il proprio banco, producendo un frastuono ritmico e assordante volto a coprire le parole dell’avversario e a manifestare il proprio dissenso. Un gesto che la Vicepresidente di turno, visibilmente in difficoltà, ha dovuto censurare duramente: “Non ha il diritto di rovinare il materiale dell’Assemblea comportandosi in questo modo!”.

In questo clima da stadio, dove il dialogo era ormai impossibile, Marine Le Pen ha chiesto la parola per un “fatto personale”. La leader del RN, abituata a navigare nelle tempeste, ha tentato di mantenere un tono di voce controllato, quasi a voler marcare una differenza antropologica con l’agitazione della sinistra. “Non so se queste parole fossero rivolte a me”, ha esordito, per poi contrattaccare sul piano politico.

Le Pen ha ribaltato la narrazione del “mostro”. Per lei, e per il suo partito, la “mostruosità” non sta nel voler regolare i flussi o limitare la spesa pubblica, ma nel non dare priorità ai cittadini francesi poveri. “Il nostro obiettivo non è che queste persone rimangano, lavorino e siano curate qui… sono persone che non hanno vocazione a restare nel nostro Paese”, ha affermato, gelida. Ha respinto l’etichetta di “mostro” rivendicando la legittimità di chi chiede il rispetto delle regole: “C’è gente che fa lo sforzo di venire legalmente, di integrarsi”.

La polemica sulla presidenza: un arbitro di parte?

Ma lo scontro non si è limitato al duello Boyard-Le Pen. Un secondo fronte, forse ancora più insidioso per la tenuta istituzionale, si è aperto contro la Presidenza dell’Assemblea. I deputati della sinistra, guidati dalle voci di Mathilde Panot e altri colleghi, hanno accusato la Vicepresidente di turno (appartenente allo stesso gruppo politico di Le Pen) di parzialità.

L’accusa è grave: aver permesso a Marine Le Pen di fare un comizio politico mascherato da “richiamo al regolamento”, mentre si tentava di silenziare le proteste della sinistra. “Vediamo un partito preso evidente”, hanno tuonato dai banchi della NUPES, minacciando di non riconoscere più l’autorità di una presidenza considerata complice. La Vicepresidente si è difesa con le unghie e con i denti, sostenendo di non aver potuto sentire le intemperanze a causa del rumore e promettendo equità: “Il giorno in cui lei sarà trattato da mostro, lascerò parlare anche lei”.

Sospensione e macerie politiche

La situazione è diventata talmente ingestibile – con deputati che chiedevano sospensioni di seduta per “mostrare a Le Pen dove sta il Brasile sulla cartina” e altri che invocavano il regolamento come un’arma – che l’interruzione dei lavori è stata inevitabile. Dieci minuti di sospensione per raffreddare gli animi, ma il danno d’immagine per l’istituzione è stato enorme.

Quello che emerge da questo video virale non è solo la divergenza di opinioni su un tema delicato come l’immigrazione. È la fotografia di un Paese spaccato in due, dove l’avversario politico non è più un interlocutore con cui dibattere, ma un nemico da disumanizzare (“mostro”) o da silenziare. Louis Boyard, con la sua irruenza giovanile, ha scoperchiato il vaso di Pandora della rabbia sociale; Marine Le Pen, con la sua retorica affilata, ha consolidato il muro contro muro.

Mentre i commessi parlamentari cercavano di riportare la calma e i banchi venivano controllati per eventuali danni, una domanda aleggiava pesante nell’aria viziata dell’Assemblea: se i rappresentanti del popolo si comportano così, quale esempio stanno dando al Paese? La risposta, purtroppo, è nel frastuono di quei pugni sul tavolo che ancora risuonano nelle orecchie di chi ha assistito a questo triste spettacolo della democrazia in crisi.